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Eminem, Music to Be Murdered By: il ritorno di Slim Shady nel segno di Hitchcock

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Eminem, Music to Be Murdered By: la recensione dell’undicesimo album del rapper di Detroit.

Ci ha preso gusto con le sorprese, Eminem. A due anni da Kamikaze, anche nel 2020 decide di far saltare dalle sedie tutti i suoi fan lanciando senza alcun preavviso un nuovo album, Music to Be Murdered By, l’undicesimo capitolo della sua discografia in studio.

Per l’occasione, rispolvera l’alter ego Slim Shady e soprattutto un vecchio vinile di Alfred Hitchcock, datato 1958, che funge da cornice concettuale per un lavoro che non ha molto di nuovo, ma che regala qualche momento di ottimo hip hop nel suo stile.

Eminem, Music to Be Murdered By: recensione

In Music to Be Murdered By non c’è nulla che faccia gridare al miracolo. 20 tracce (compresi gli skit), tecnica, provocazioni, tante collaborazioni come consuetudine negli ultimi lavori del rapper di Detroit, e in generale della scena hip hop americana, molte produzioni differenti, con il tocco di Dr. Dre che si limita a sole cinque tracce.

Come detto, torna Slim Shady, con il suo gusto per la provocazione irritante (che poi è cara in verità a Marshall Mathers stesso), qui però in qualche modo collegata al black humor del lavoro che dà ispirazione all’album, quel Music to Be Murdered By del maestro del brividi Alfred Hitchcock.

Un esempio? Un verso in cui cita l’attacco terroristico a Manchester durante il concerto di Ariana Grande, che ha sollevato un polverone mediatico probabilmente voluto dallo stesso rapper. Va ricordato che all’epoca della tragedia lo stesso artista si mosse in prima persona per raccogliere 2 milioni di dollari da devolvere alle famiglie delle vittime.

Eminem
Eminem

Un album lungo e, come spesso capita ai lavori di Eminem, di difficile ascolto. Musicalmente ci sono pochi momenti d’interesse o d’innovazione. Le basi sono spesso scarne e funzionali a dare ritmo a un Marshall che continua ad essere in forma smagliante.

In generale il livello dei brani resta buono, con qualche picco verso l’alto e pochi pezzi che hanno il sapore agrodolce del filler. Momento migliore è probabilmente il primo singolo estratto, Darkness, che cita la sempre emozionante The Sound of Silence di Simon e Garfunkel per criticare aspramente la violenza da armi da fuoco in America (nel video è presente anche un attacco diretto alla politica di Trump).

Deludono invece alcuni featuring molto attesi, su tutti quello con Ed Sheeran in Those Kinda Nights. Un pezzo che resta discreto ma che sminuisce le aspettative sempre molto alte quando s’incontrano due giganti della musica internazionale come il cantautore britannico e la leggenda vivente del rap. Il brano più debole del lotto è però Little Engine, uno dei pochi che vede Slim in solitaria.

Eminem
Eminem

Per il resto i temi non sono originali: invettive varie al proprio patrigno (Stepdad), alla scena rap (You Gon’ Learn), a tante delle donne della sua vita, ma anche a riviste come Rolling Stone.

Insomma, un lavoro che non aggiunge molto alla carriera di Eminem, confermandone i pregi e i difetti di questi ultimi anni: la tecnica rimane invidiabile (ancora oggi è uno dei rapper più validi al mondo), ma l’originalità e la voglia di osare sembrerebbero ormai non essere più di casa nella magione Mathers.

Tracklist

1 – Premonition

2 – Unaccomodating (feat. Young M.A.)

3 – You Gon’ Learn (feat. Royce da 5’9” e White Gold)

4 – Alfred

5 – Those Kinda Nights (feat. Ed Sheeran)

6 – In Too Deep

7 – Godzilla (feat. Juice WRLD)

8 – Darkness

9 – Leaving Heaven (feat. Skylar Grey)

10 – Yah Yah (feat. Royce da 5’9”, Black Thought, Q-Tip e Denaun)

11 – Stepdad (intro)

12 – Stepdad

13 – Marsh

14 – Never Love Again

15 – Little Engine

16 – Lock It Up (feat. Anderson .Paak)

17 – Farewell

18 – No Regrets (feat. Don Toliver)

19 – I Will (feat. Kxng Crooked, Royce da 5’9” e Joell Ortiz)

20 – Alfred (outro)

Top: Darkness

Flop: Little Engine

Voto: 7.5

Di seguito il video del singolo Darkness:

Da: Rolling Stone

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