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Mahmood difende la legge Zan: “È fondamentale, la violenza uccide le nostre libertà”

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Mahmood sostiene il ddl Zan contro l’omotransfobia: il cantautore esprime il proprio parere attraverso un post Instagram.

Continua la campagna mediatica di gran parte dei big della nostra musica a favore della legge Zan. Stavolta a far sentire la propria voce è stato Mahmood. Il cantautore di Soldi, a differenza di Elodie, Fedez e Levante, non ha voluto però entrare in una diatriba a distanza con la Lega o il senatore Pillon. Ha preferito invece sottolineare quanto sia importante una legge contro l’omotransfobia e la violenza per assicurare la massima libertà a tutti noi.

Mahmood a favore della legge Zan

Il ddl Zan è ormai all’ordine del giorno. Dopo lo stop avuto in Senato, che aveva fatto esultare il senatore della Lega Pillon, in molti hanno ripreso a occuparsi di una tematica importante. Tra questi anche Mahmood, che ha voluto esprimere pubblicamente il proprio appoggio alla legge contro l’omotransfobia.

Alessandro Mahmood

Spiega il cantautore milanese attraverso alcune storie su Instagram: “È di fondamentale importanza approvare la legge Zan. Ho sempre pensato che episodi di discriminazione basati sul sesso, sull’identità di genere o sull’orientamento sessuale debbano essere condannati. Mi è capitato più volte di assistere impotente a scene di questo tipo, soprattutto durante la mia adolescenza. A volte, forse per paura o debolezza, mi sono trovato inerme davanti a situazioni che per me erano e sono una violenza. Violenza che uccide la libertà di ciascuno di essere se stesso. Ora ho 28 anni e sento di dover avere come tutti la responsabilità di sostenere questo disegno di legge“.

Michele Bravi come Mahmood

Poco prima dell’artista di Inuyasha era stato Michele Bravi a esprimere considerazioni simili, sempre tramite social. Le loro parole hanno fatto eco a quelle di Tiziano Ferro di qualche mese fa, sempre a favore del disegno di legge in questione, ma anche a quelle di Fedez, espresse pochi giorni fa in un lungo sfogo rivolto al senatore Pillon.

La comunità musicale italiana sembra dunque essersi unita nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica e i membri del senato su una questione che non può essere ritenuta di secondaria importanza. Basterà questo a far ripartire la discussione anche nelle sedi più opportune?

notiziemusica

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