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Måneskin, un milione di euro per la prima fila a un loro concerto: interviene l’AgCom

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Maneskin

L’AgCom interviene e multa Viagogo: un biglietto di prima fila per un concerto dei Måneskin era arrivato a costare un milione di euro.

Quanto saresti disposto a pagare per vedere un concerto dei Måneskin, o di qualunque altro artista del tuo cuore, dalla prima fila? Qualcuno arriverebbe addirittura a investire più di un milione di euro. Per la precisione, 1.182.999 euro. Un’esagerazione? Assolutamente sì, l’esempio più lampante di quanto il cosiddetto “secondary ticketing”, la pratica di rivendere i biglietti dei concerti, abbia superato il limite. Non a caso, negli ultimi giorni ha scelto di intervenire per frenare questa pratica scorretta l’Autorità garante per le Comunicazioni, sanzionando con una maxi multa la piattaforma Viagogo.

L’AgCom multa Viagogo per “colpa” dei Måneskin

Una multa da 12,24 milioni di euro è stata comminata dall’AgCom alla piattaforma americana Viagogo, che si occupa di vendita online di biglietti per concerti ed altri eventi. Un modo per cercare di porre un freno alla pratica del “secondary ticketing”, niente più e niente meno di una sorta di “bagarinaggio”.

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Sulla piattaforma alcuni biglietti erano infatti arrivati a costare anche prezzi dieci volte maggiori rispetto al prezzo di vendita iniziale, fino al caso limite della prima fila dei Måneskin, a dir poco fuori da ogni logica.

L’indagine dell’AgCom

Negli ultimi anni sono state condotte delle indagini nei confronti di Viagogo, con il supporto della Guardia di Finanza. Stando a quanto rilevato, nel 2022 la piattaforma americana avrebbe venduto biglietti per ben 68 eventi a un prezzo più alto rispetto a quello dei biglietti nominali.

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Tra i concerti segnalati dalla GdF, in particolare, non solo quelli del gruppo di Damiano David, ma anche live di Blanco, di Renato Zero o spettacoli del Cirque du Soleil. Da qui la maxi sanzione, ritenuta importante, se non fondamentale, per evitare di incoraggiare ancora un fenomeno che sottrae risorse al fisco e aumenta le barriere all’accesso ai mercati dei consumi culturali degli utenti, a danno di tutti, dal pubblico agli artisti.

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