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Perché i Daft Punk si sono sciolti? La colpa è dell’Intelligenza Artificiale

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A distanza di anni Thomas Bangalter ha confessato il motivo dello scioglimento dei Daft Punk: la colpa è dell’Intelligenza Artificiale.

C’è una domanda che tutti si sono fatti negli ultimi due anni: perché i Daft Punk si sono sciolti? Il duo musicale più amato al mondo, tra i pionieri dell’elettronica a livello internazionale, hanno diviso le loro strade nel 2021, dopo quasi trent’anni di straordinaria carriera. E non lo hanno fatto per stanchezza, o magari per questioni economiche, bensì per una motivazione decisamente inattesa. C’entra infatti la tecnologia, e soprattutto l’Intelligenza Artificiale.

Il vero motivo della separazione tra i Daft Punk

A raccontare tutta la verità sul divorzio del duo di musica elettronica più famoso al mondo è stato uno dei due artisti francesi, Thomas Bangalter. Intervistato da BBC, l’artista ha svelato un dettaglio che era sfuggito a molti, inerente appunto le nuove, nascenti e più o meno sviluppate intelligenze artificiali.

Concerto

Nella sua chiacchierata, Bangalter ha raccontato che il loro progetto confondeva realtà e finzione con dei personaggi robotici. Per lui e il suo compagno di avventure, Guy-Manuel de-Homem-Christo, era importante non rovinare la narrazione nel momento in cui stava prendendo vita. Ma quando le cose sono parzialmente cambiate, ha deciso di porre un freno alla loro storia prima che potesse degenerare in qualcosa di imprevedibile.

Bangalter e le Intelligenze Artificiali

Amo le tecnologie come strumento, ma sono in qualche modo terrorizzato dalla natura del rapporto tra le macchine e noi“, ha confessato Thomas, raccontando nei dettagli come il loro lavoro era basato molto sull’uomo, non sugli algoritmi, nonostante già nei suoi anni d’oro l’intelligenza artificiale si stesse facendo molto pervasiva anche nel mondo della musica.

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Continua il musicista francese: “Nei Daft Punk abbiamo cercato di usare queste macchine per esprimere qualcosa di commovente, che una macchina non può provare, ma un essere umano sì… Siamo sempre stati dalla parte dell’umanità e non dalla parte della tecnologia…“. Infine, l’artista ha concluso che l’ultima cosa che vorrebbe essere nel 2023 è un robot. Parole che accendono un ulteriore faro sullo sviluppo delle intelligenze artificiali, sempre più al centro del dibattito internazionale in ogni ambito.

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