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Sanremo 2020: le pagelle della prima serata

Tempo di Lettura: 4 minuti

Le pagelle della prima serata del Festival di Sanremo 2020: spiccano Elodie e Anastasio, Achille Lauro provoca ma delude.

Il 70esimo Festival di Sanremo ha rotto il ghiaccio. Emozioni e spettacolo l’hanno fatta da padrone in uno show lungo (forse troppo), interrotto da molti ospiti (sicuramente troppi) ma dal ritmo veloce e tutto sommato godibile.

Molti i promossi in questa serata inaugurale, uno solo il concorrente bocciato mentre tra i rimandati figurano anche alcuni favoriti. Ecco le nostre pagelle.

Sanremo 2020: le pagelle delle Nuove Proposte

Eugenio in Via di Gioia: 7

Rompono il ghiaccio del 70esimo Festival e lo fanno con spavalderia, divertendo e divertendosi. La canzone è buona, si sente il tocco di Dardust. Un pop leggero e scanzonato che forse avrebbe meritato maggior fortuna nel verdetto.

Tecla: 6

Non soffre l’impatto con il palco, nonostante i soli 16 anni. Il pezzo, peraltro impegnato, è però troppo tradizionale e classico per una ragazza così giovane. Insomma, per ora è una sufficenza d’incoraggiamento.

Fadi: 5

Ha un bel timbro e una presenza che cattura, ma il brano portato in gara non gli rende giustizia. Essere arrivato fin qui è già un bel traguardo.La speranza è che possa trovare il modo per incanalare al meglio il proprio talento.

Leo Gassmann: 7

Parte così così, poi si scioglie e il finale è di buon livello. Vai bene così non è un capolavoro, ma è un pezzo che a Sanremo ci sta bene. Insomma, il primo ostacolo è superato, e la sensazione è che il figlio e nipote d’arte possa arrivare davvero molto lontano nella competizione…

Sanremo 2020: le pagelle dei Big

Irene Grandi: 7

Energica, sorridente, divertita e perfettamente a suo agio sul pop rock classico della premiata ditta Rossi-Curreri, cucito a misura per lei. Difficile immaginarla vittoriosa, ma dà l’impressione di fregarsene altamente: è a Sanremo solo per godersela.

Irene Grandi

Marco Masini: 5

Canzone non facile da cantare e non semplice da assorbire al primo ascolto. Prima nascosto dietro il pianoforte, poi in piedi per il finale, riesce a trasmettere sì l’emozione, ma soprattutto la sua ricerca di concentrazione. Per ora comunque non convince del tutto.

Marco Masini

Rita Pavone: 7

Dopo 48 anni l’energica 74enne si prende una standing ovation e si commuove. Il voto non è però per la sua emozione, quanto per la performance a suon di rock d’annata. Come una versione femminile di Ian Gillan si dimena sul palco dando un calcio alla carta d’identità. La voce c’è, la presenza anche, la canzone non è male: dai bookmaker era data come certa ultima in classifica, ma potrebbe puntare alla top 15.

Rita Pavone

Achille Lauro: 5

Provocatorio anche quest’anno, forse più dello scorso. A metà tra Bowie e Renato Zero, cita San Francesco e fa scalpore all’Ariston con l’effetto nudo della sua tutina glitterata. Bel colpo, ma manca l’effetto sorpresa dello scorso anno. Che covasse qualcosa ormai ce lo aspettavamo. E a peggiorare la situazione stavolta c’è un pezzo pop rock interessante, ma meno ruffiano di Rolls Royce, almeno al primo ascolto. Vedremo se crescerà nel corso delle serate.

Diodato: 7

Viene additato da molti come uno dei favoriti almeno per il Premio della Critica. La pressione però non lo spaventa. Il pezzo funziona, specialmente in una competizione come Sanremo, e il ritornello aperto viene interpretato con grande grazia dal cantautore. Sarà l’anno buono per la sua consacrazione?

Le Vibrazioni: 6

Bella l’iniziativa dell’accompagnamento da parte di un interprete per i non udenti. Sarcina poi è perfettamente a suo agio, elegantissimo, ed è stato uno dei migliori cantanti della serata. Ma la ballata portata quest’anno non ha nulla di trascendentale… Potevano osare di più, ma per ora la scelta gli dà ragione: hanno vinto la serata.

Le Vibrazioni

Anastasio: 8

Pronti-via, riff grantico di chitarra, parte il rappato di Nasta ed è subito effetto Zack de la Rocha e Rage Against the Machine. Si tratta di vaghe reminescenze, prima di muoversi su un pezzo più annacquato. Ma Rosso di rabbia funziona, e il rapper conferma di essere uno dei favoriti per la vittoria finale.

Elodie: 8

Ottimo esordio per il brano scritto da Mahmood e Dardust per l’ex talento di Amici. E l’interpretazione è impeccabile in questa prima serata. Di certo è la proposta più contemporanea tra quelle ascoltate finora. Basterà per puntare almeno al podio?

Elodie

Bugo e Morgan: 8

Sonorità anni Ottanta, ritmo e sarcasmo in un brano che si candida a essere tra i più canticchiabili della kermesse. Scenografici e teatrali, i due fanno vedere come ci si diverte su un palco, sapendosi anche prendere in giro quanto basta. Al momento sono ultimi, ma di sicuro non se ne faranno un problema. Spumeggianti.

Alberto Urso: 5

Bravo è bravo. Non perfetto, ma bravo. La canzone non è peraltro brutta. Anzi, ci si poteva aspettare qualcosa di più debole. Il problema è che il pop lirico ha bisogno di rinnovamento, e Alberto per il momento non sembra potersi ergere a paladino di questo rinnovamento.

Riki: 4

L’altro lato della contemporaneità. Una ballata pop sempliciotta e teen-friendly, che guarda all’esempio di Bieber e simili (grazie anche all’uso del vocoder) senza però strabiliare né sconvolgere. Non siamo ai livelli di banalità di Einar lo scorso anno, ma poco ci manca.

Raphael Gualazzi: 7

Si fa accompagnare da una colorata sezione di fiati. Mostra ancora una volta il suo talento piainistico, deliziando l’Ariston con qualche virtuosismo. Ma la sua performance è leggera e inebriante, con rimandi ad atmosfere esotiche che ci trasportano lontano dai lustrini e dai sermoni sanremesi…

Le pagelle degli ospiti della prima serata

Tiziano Ferro: 7

Con fare da crooner consumato e birichino, interpreta Nel blu dipinto di blu, divertito e perfettamente a suo agio. L’esibizione non è tecnicamente perfetta, ma l’impatto è pregevole. Grandi emozioni su Almeno tu nell’universo, nonostante un umano errore nel finale. Ma a Tiziano perdoniamo (quasi) tutto. Bene anche sulla sua Accetto miracoli, che lo riconcilia con i suoi fan.

Al Bano e Romina: 6

La media perfetta tra il 7 dell’esibizione sui classici del loro repertorio, canzoni che sono entrate a far parte della storia nazional-popolare della nostra musica, e il 5 di un inedito che non aggiunge nulla alla loro carriera, anche dopo 25 lunghi anni di attesa.

Emma: 7

Parte con il suo ultimo singolo, Stupida allegria, poi scalda l’Ariston con un medley dei suoi successi più amati. Il pubblico l’adora e lei si sente alla grande. Bene così.

Antonio Maggio e Gessica Notaro: 6

La canzone fuori concorso racconta la storia di Gessica e vuole essere un invito a combattere la violenza sulle donne. La performance dei due è intensa, anche se musicalmente il brano (scritto da Ermal Meta) non ha nulla da dire. Ma per una volta la storia conta più della musica nel giudizio finale.

Sul palco dell'Ariston @GessicaNotaro e @AntonioMaggios#sanremo2020 #sanremo70 pic.twitter.com/fLA0bQedWa

— Rai1 (@RaiUno) February 4, 2020

Da: Rolling Stone

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