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Talking Heads, le migliori canzoni del gruppo di David Byrne

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Le migliori canzoni dei Talking Heads: da Burning Down the House a Take Me to the River, le canzoni più iconiche della band punk.

I Talking Heads erano uno dei gruppi più eclettici appartenenti ai movimenti punk e New Wave della metà degli anni ’70, e non solo perché il frontman David Byrne era davvero strano. In un’era in cui i fan sono stati costretti a schierarsi tra il classico rock ‘n’ roll a cui erano abituati e questa nuova variazione del genere – in cui alcune compagini erano ispirate al disco glam, altre invece tendenti alla rabbia generata dal garage – gli Heads trovarono quasi immediatamente un pubblico sensibile tra i fan del rock tradizionale. Ciò fu determinato anche dal fatto che erano un gruppo funky – era molto più facile ballare con i Talking Heads che, per esempio, con i Molly Hatchet.

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Talking Heads, le canzoni più amate

Iniziamo con Burning Down the House dall’album Speaking in Tongues del 1983. Il brano inglobò suoni e stili globali, sui quali il gruppo aveva già lavorato nel disco precedente, Remain in Light e – nella canzone e nel nuovo lavoro discografico – approfondirono ulteriormente.

Il video di Burning Down the House:

È essenzialmente una versione di scuola d’arte post-punk nei ritmi scivolosi del P-Funk. Perfino Byrne tiene sotto controllo le sue solite idiosincrasie, eseguendo la canzone come se fosse il più simpatico uomo del pianeta. “Burning Down the House“, purtroppo, è stato l’unico successo commerciale del gruppo.

Passiamo a Once in a Lifetime, dall’album Remain in Light del 1980. La canzone è stata collegata a un video innovativo (e estremamente bizzarro), uno dei primi a ricevere una forte rotazione su MTV.

Il video di Once in a Lifetime:

La canzone non è stata un grande successo (non è nemmeno arrivata nella Top 100), ma la sua influenza è stata enorme. Come il resto di Remain in Light (il miglior album del gruppo), Once in a Lifetime è un’incursione ritmicamente avventurosa negli stili musicali africani.

Lavorando a stretto contatto con il produttore Brian Eno, il quartetto ha creato uno delle registrazioni storiche degli anni ’80. Citiamo, poi, Life During Wartime, dall’album Fear of Music del 1979. Meglio conosciuta per il suo coro slogan – “Questa non è una festa, non è una discoteca, non è una sciocchezza“, il brano è diventato rapidamente una delle canzoni più popolari del gruppo.

Il video di Life During Wartime:

L’album da cui proviene, Fear of Music, esplora i ritmi globali mantenendo saldamente le strutture di base della New Wave. È un album attivo e ambizioso.

Talking Heads, Psycho Killer e Take Me to the River

Menzioniamo anche Psycho Killer dall’album Talking Heads: 77 del 1977. Il primo successo della band (che raggiunse la posizione n. 92) era stato bistrattato da Byrne, dal batterista Chris Frantz e dalla bassista Tina Weymouth per un paio di anni prima di diventare la canzone chiave dell’album di debutto.

Il video di Psycho Killer:

Come altre tracce, Psycho Killer presenta una linea di basso gommoso che guida praticamente l’intero pezzo. E include una delle voci più bizzarre del frontman del gruppo, David Byrne – perfetta per entrare nella testa del serial killer narrante.

Infine, c’è Take Me to the River dall’album More Songs About Buildings and Food del 1978. Il video di Take me to the River:

La copertina di Talking Heads del classico R&B del 1974 di Al Green è diventata la prima Hit Top 40 della band. In un certo senso, è straordinariamente fedele alla versione di Green, che non è mai stata pubblicata come singolo.

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