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Beach Boys, le 5 migliori canzoni: da God Only Knows e Don’t Worry Baby

Tempo di Lettura: 3 minuti

The Beach Boys

Le migliori canzoni dei Beach Boys: da God Only Knows a Don’t Worry Baby, i brani migliori del gruppo di Brian Wilson.

Quando un diciannovenne Brian Wilson riunì i suoi fratelli minori, Carl e Dennis, suo cugino Mike Love e l’amico di scuola Al Jardine per registrare la canzone Surfin, nell’ottobre del 1961, i loro sogni più sfrenati non avrebbero potuto mai immaginare quello che poi è stato.

Quel singolo di debutto potrebbe essere stato un inizio infausto, visto che arrivò alla posizione 75 nelle classifiche statunitensi, ma è stato il primo di una serie di pubblicazioni sensazionali che avrebbero dato la fama internazionale ai Beach Boys, che divennero delle vere e proprie superstar.

Producendo singoli e album di crescente raffinatezza con ogni nuova uscita, i Beach Boys ha riscritto il libro delle regole pop negli anni ’60.

Con la maturazione del loro sound negli anni ’70, il gruppo pubblicò lavori che si allontanarono dal loro focus originale – legato alla musica da spiaggia- continuando, però, a influenzare il corso della musica negli anni seguenti.

Beach Boys, le canzoni più amate

Iniziamo la nostra lista con God Only Knows (Pet Sounds, 1966). La canzone parla dal punto di vista di una persona così sopraffatta dall’amore e dal mondo stesso che è sicuro che solo un potere superiore può eventualmente comprendere i suoi sentimenti.

Il video di God Only Knows:


È una canzone che cerca di dare un senso a una delle dure verità dell’amore: più forte è, più è dura la perdita.

The Beach Boys
FONTE FOTO: https://www.facebook.com/thebeachboys

Passiamo a Surf’s Up(Surf’s Up, 1972): una canzone che Brian aveva scritto con Van Dyke Parks per Smile.

Il video di Surf’s Up‘:


La canzone rimase inedita fino a quando fu perfezionata per dare all’album del gruppo del 1971 un certo peso. Il testo funge da allegoria per i sismici cambiamenti culturali degli anni ’60.

C’è, poi, Good Vibrations (lato A singolo, 1967). Con i Beatles che hanno ispirato una sana competizione creativa, la pressione è stata esercitata al meglio al fine di sfornare un successo.

Il video di Good Vibrations:


Anche se ci sono voluti mesi di registrazioni on-and-off (i lavori sulla canzone iniziarono nel febbraio del 1966, durante le sessioni di Pet Sounds, e finirono in ottobre), con costi di registrazione stimati tra i 50.000 e 75.000 dollari – una somma colossale per i tempi – ma i tre minuti e mezzo di “zingy pop off-kilter” di Good Vibrations ne sono valsi la pena.

Nonostante suonasse ultraterrena e si muovesse in direzioni selvaggiamente inaspettate, la canzone era anche accessibile. Il brano è volato alla posizione numero 1 negli Stati Uniti, vendendo un milione di copie, diventando un successo mondiale.

Beach Boys, Wouldn’t It Be Nice e Don’t Worry Baby

Wouldn’t It Be Nice (Pet Sounds, 1966). Un’altra introduzione iconica: una delicata apertura simile a un carillon è bruscamente interrotta da un forte colpo del tamburo di Hal Blaine, che annuncia un tripudio di fisarmoniche, un trio di sassofoni, tromba e glockenspiel, insieme ad armonie mozzafiato.

Il video di Wouldn’t It Be Nice:


La mossa iniziale di Pet Sounds è stata una canzone assolutamente euforica che parla del desiderio di qualcosa di introvabile; giovani amanti frustrati che idealizzano il matrimonio e la equiparano alla felicità.

Infine, citiamo Don’t Worry Baby (Shut Down Volume 2, 1964). L’influenza del produttore Phil Spector incombe sui Beach Boys, al punto in cui, ossessionato da Be My Baby dei Ronettes (scritto e prodotto da Spector), Brian Wilson si unì al paroliere Roger Christian per rendere omaggio con questo brano.

Il video di Don’t Worry Baby:


Che si tratti della melodia che spezza il cuore delle frasi di apertura o l’impatto della voce di supporto nel coro, il fatto che il testo tratti apparentemente di un uomo insicuro che ha bisogno del sostegno del suo partner prima di prendere parte a una gara di resistenza diventi irrilevante: la canzone attinge a un’esigenza universale di rassicurazione.

La registrazione è magica; la voce di Brian è accattivante; le voci secondarie tolgono il respiro e la musica è perfetta per la notte di ballo.

FONTE FOTO: https://www.facebook.com/thebeachboys

Da: Rolling Stone

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