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Mumford and Sons, le migliori canzoni: da The Cave a Babel

Tempo di Lettura: 2 minuti

Da The Cave a Bable, ecco le migliori canzoni che compongono la discografia dei Mumford & Sons, gruppo indie folk inglese.

Formatisi a Londra nel 2007, i Mumford & Sons sono una rock band composta da Marcus Mumford (voce solista), Winston Marshall (chitarra elettrica, banjo), Ben Lovett (tastiera, fisarmonica) e Ted Dwayne (basso). La band è conosciuta per il proprio suono distintivo, che fonde neo-folk e folk rock con elementi di rock alternativo. Marcus Mumford ha rivelato le influenze della band: tra queste, Old Crow Medicine Show ed Emmylou Harris. La band è famosa per i riferimenti letterari e intellettuali che infonde nel suo lavoro, spesso alludendo alla letteratura classica come L’Odissea e Shakespeare.

concerto

Mumford & Sons, le canzoni più amate

Iniziamo la nostra lista con The Cave, canzone multi Grammy, terzo singolo di Sigh No More ed è una delle canzoni più famose della band. The Cave è diventata famosa per il suo enorme coro, diventato – in qualche modo – un festival musicale essenziale. Si potrebbe presumere che il titolo della canzone si riferisca alla tomba di Gesù; tuttavia, si è spesso detto che, invece, faccia riferimento a quella di San Francesco d’Assisi o di Platone. In ogni caso, il titolo è un riferimento a un cambiamento di paradigma fondamentale.

Il video di The Cave:


Passiamo, poi, a I Will Wait, canzone in cui lo strimpellamento del banjo e un coro diabolicamente orecchiabile lavorano insieme per creare una gioiosa utopia di amore e gioia a cui bisogna credere. Sebbene alcuni rilevino nei testi della band connotazioni religiose, sarebbe meglio basarsi sul significato nominale del brano, al fine di renderlo più piacevole: la narrazione parla semplicemente di un uomo così innamorato di una donna che aspetterà per sempre e resisterà a qualsiasi cosa, pur di stare con lei.

Il video di I Will Wait:


C’è, poi, Little Lion Man. Marcus Mumford ha descritto la canzone una storia molto personale, visti i testi apologetici e autocritici della canzone. Di solito, il banjo è un suono gioioso o sereno, in questa traccia è sia potente che appassionato, quindi perfettamente adatto alla ferocia emotiva del testo. Questa atmosfera suggestiva e intensa è sottolineata dall’uso ripetuto di una parolaccia durante il ritornello della canzone.

Il video di Little Lion Man:


Mumford & Sons, Babel e Tomkins Square Park

Andiamo avanti con Babel, title track del secondo album della band. La canzone prende tutto alla grande del lavoro precedente della band, lo affina e lo perfeziona. Come suggerisce il titolo, la canzone si occupa della torre di Babele, una favola biblica che sottolinea l’importanza di essere umili e non superare i propri limiti. È possibile che questa fosse una dichiarazione della band leata al fatto di non farsi influenzare dalla fama e dal successo ottenuti?

Il video di Babel:


Infine, menzioniamo Tomkins Square Park, traccia di apertura di Wilder Mind, che prende il nome da un altro parco di New York e inizia con una sognante intro indie-rock; un suono confuso guidato da stridii di chitarra, perfettamente adatto alla narrativa della canzone. La canzone racconta di un incontro di coppia nel parco: apparentemente è l’ultima volta che si vedranno prima di intraprendere strade diverse. Nel testo, infatti, si comprende che il protagonista ha intenzione di scomparire nella notte dopo questo incontro finale.

Il video di Tomkins Square Park:


Da: Notizie Musica

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